Pub è un concetto antichissimo, contrazione da “public house”,
la casa di tutti.
In fondo cos’è un pub? È una di quelle parole che scompaiono nella consuetudine, tanto sono familiari. Dici “pub” e non c’è bisogno di specificare altro, lo vedi già davanti a te, hai voglia di andarci.
Pub è un concetto antichissimo, contrazione da “public house”, la casa di tutti. Dovremmo sfogliare i libri di storia all’indietro per un bel po’, prima di trovare il periodo giusto in cui è nato. Parliamo dell’epoca in cui gli antichi romani, presero le loro navi e lasciarono la Britannia. La popolazione iniziò a radunarsi intorno ai boccali di birra ad alta fermentazione e ancora senza luppolo, creando delle piccole comunità. L’idea diventò pericolosa per qualche sovrano che decise di darci un taglio. Ma fu impossibile. Il bancone di legno dove appoggiare i gomiti per bere, diventò un’icona irrinunciabile. E lo è anche oggi.
Pub è uno “state of mind”, direbbero gli inglesi, qualcosa destinato al grande pubblico, quello che vuole sentirsi a suo agio, mangiare e bere come si deve, per poi tornare a casa solo per desiderare di uscire di nuovo e tornare lì.
L’Accademia sposa in pieno questa filosofia. E nella sua offerta di food, cerca di conciliare un cibo easy, con la qualità delle materie prime, scelte in modo quasi maniacale. Non ci piace parlare di piatti gourmet e simili, queste definizioni le lasciamo ai ristoranti stellati. Noi offriamo panini creati ad arte, è vero, secondi cucinati a base di birra secondo antiche tradizioni che uniscono Calabria e Gran Bretagna passando per la Baviera, una pizza leggera e digeribilissima, grazie a una lievitazione molto lenta, ma ci piace comunque mantenere il marchio di pub, popolare, aperto, non di nicchia, semplice ma allo stesso tempo ricercatissimo, perché dietro ogni variante c’è una lunga sperimentazione, tante prove, mille bilanciamenti. Ma anche se un panino è sempre un panino, quello che si nasconde sotto la prima fetta, è una ricetta rigorosa che non ammette improvvisazioni.
Il nostro menù parte proprio dalla scelta degli ingredienti. Ortaggi, verdure, provengono da rivenditori che assicurano l’origine locale dei prodotti che sono sempre freschissimi, la carne che serviamo arriva da macellai di fiducia che ci forniscono una piena tracciabilità del prodotto. Da qualche tempo in sala abbiamo installato a vista, anche due celle all’avanguardia per la maturazione della carne, le uniche dotate di brevetto europeo. Per quanto riguarda il pane, abbiamo un forno di fiducia che prepara apposta per noi i nostri panini all’olio da 120 grammi: leggeri ma con la consistenza giusta e calibrata secondo la quantità di ripieno.
Sembra strano ma c’è una certa scienza nel creare il panino perfetto. La regola è: mai troppa salsa (è coprente), equilibrio tra carne e formaggio, verdura tagliata nel modo corretto, strati perfettamente visibili al taglio, pane delicato ma resistente al morso (niente effetto crollo, per intenderci).
Nel nostro menù, che è sempre in evoluzione, i clienti possono scegliere anche secondi, come lo stinco alla birra (cucinato secondo la ricetta segreta della nonna), le costine tex mex, la pizza a lunga lievitazione, i calzoni.
Ma, come dicevamo, non resistiamo all’idea di offrire delle chicche nuove ai clienti. Una volta ogni 30 giorni arriva fresco fresco, il panino del mese; per le occasioni speciali, come il periodo dell’Oktober Fest, arrivano da noi, direttamente da Monaco, gli unici e originali wurstel tedeschi, cucinati esattamente secondo la ricetta bavarese; per festeggiare San Patrizio, il locale si tinge di verde e nel menù si sente profumo di Gran Bretagna, d’estate fa capolino anche il pesce.
La nostra brigata di cucina è sempre pronta a nuove sfide, e siamo orgogliosi di poter dire che quasi tutto quello che offriamo è cucinato di fresco: dalle polpette alle nostre bombe fritte con salsa al pistacchio e gorgonzola, alle patate ‘mbacchiuse rigorosamente silane. Perché glocal è il gusto che ci piace.